Latina non è una città per auto elettriche. D’altronde, perché acquistare un mezzo ecologico, se poi non ci sono postazioni per la ricarica e si rischia di restare a piedi? Infatti, il capoluogo pontino rappresenta alla perfezione il principale motivo per cui il mercato delle auto “green” non riesce a decollare così come dovrebbe, ossia la mancanza di colonnine dedicate.
Nello specifico, Latina è 39° nella classifica dei 44 Comuni con oltre 100mila abitanti, inserita nella quarta edizione del rapporto “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia” stilata da Motus-E, per numero di punti di ricarica sul totale dei residenti. Si parla nello specifico di 0,8 colonnine ogni 10mila abitanti, cifra migliore solo di Prato, Trieste (queste due con indice di 0,7), Cagliari, Sassari (entrambe con 0,6) e Giugliano in Campania (0,2). Numeri molto distanti dalle 11,8 colonnine ogni 10mila abitanti di Piacenza, le 9,7 di Ravenna o le 9,3 di Terni, prime tre in classifica (la media totale italiana è di circa 6 punti di ricarica ogni 10mila abitanti).

«Focalizzandoci solo sui Comuni più popolosi (con almeno 100.000 abitanti), un gruppo in cui rientrano 44 dei Comuni italiani totali (…) purtroppo 7 Comuni (tra cui Latina, ndr.) non raggiungono neanche un punto di ricarica ogni 10.000 abitanti, segnale di un processo che deve sicuramente ancora raggiungere una copertura adeguata ai fabbisogni dei guidatori elettrici», si legge nel rapporto.
Insomma, nonostante la mobilità elettrica costituisca una straordinaria opportunità di rilancio industriale per il Paese, oltre che uno strumento indispensabile al fine di decarbonizzare i trasporti, resta ancora molto da fare. «Dal punto di vista dello sviluppo di una rete di ricarica pubblica efficiente e per il rispetto degli obiettivi prefissati, riteniamo che sia di priorità assoluta la messa a terra dei fondi del Pnrr – prosegue il rapporto – Sono, inoltre, necessari interventi di semplificazione burocratica ed armonizzazione oltre che contributi pubblici al fine di rendere il business case della ricarica pubblica sostenibile nel breve termine». Quali sono, dunque, le azione necessarie per far crescere la ricarica ad uso pubblico? Motus-E ipotizza dieci interventi: «L’utilizzo di un approccio unificato tra i vari comuni; l’inserimento delle infrastrutture di ricarica tra le fattispecie che sono esentate dal Canone Patrimoniale Unico; un dialogo sempre più proficuo tra gestori delle reti di distribuzione e gli operatori di mercato dell’e-mobility; la forte riduzione dei tempi di allaccio da parte dei distributori di energia; la pianificazione insieme ai distributori di energia del posizionamento delle installazioni ultraveloci; la rimodulazione delle tariffe di ricarica e degli oneri di connessione al fine di ridurre i costi fissi; la creazione di una cabina di regia che agisca a livello nazionale per uniformare quanto si fa a livello regionale e locale; la creazione della Piattaforma Unica Nazionale con la mappatura di tutte le colonnine ad accesso pubblico; l’applicazione della normativa esistente in merito al divieto di sosta dei veicoli non in ricarica negli stalli riservati alla ricarica».
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