Basta scuse: questo è razzismo

Basta scuse: questo è razzismo

1914 833 Jacopo Peruzzo

“Io non sono razzista ma…”: quante volte abbiamo sentito questa frase negli ultimi anni, soprattutto prima del voto. L’immigrazione, d’altronde, non è mai stato un tema semplice da discutere, per tutte le sue sfaccettature, per i problemi legati ai numeri e alle politiche di accoglienza. Insomma, si tratta di un fenomeno che non può e non deve essere preso sottogamba, questo è certo. Ma da quando si è iniziato a dire liberamente “no agli sbarchi”, qualcosa è cambiato, visto che ormai il popolo dei social network, o almeno una stragrande maggioranza, non ha neanche più bisogno di mascherare questa ondata di odio razziale che pervade la Nazione. E a confermarlo sono quelli che tutti coloro che ogni istante sentono l’irrefrenabile impulso di commentare qualsiasi cosa abbia a che fare con l’immigrazione, senza remore. E pensare che oggi, leggere frasi come “Morissero in mare” o “Speriamo che affoghino”, è diventata quasi la prassi.

Secondo un utente, nello scambio di commenti in foto, relativo ad un post di un anno fa, “siamo ancora in democrazia” significa essere liberi di esprimere qualsiasi cosa, anche il desiderio che qualcuno muoia affogato. Se è un “invasore”, meglio ancora. Ma alla fine, se la professoressa che per prima aveva espresso questa opinione è stata addirittura “perdonata” dallo Stato, cosa si può dire a degli utenti che semplicemente scrivono la stessa cosa su Facebook, dove tutto è lecito? (È ironico, sia chiaro).

Ma questo è solo un esempio, anche datato (è di circa un anno fa). Eppure nel mare di insulti razzisti, quello appena citato resta forse uno dei migliori casi per fissare il concetto: non esistono più remore, gli italiani non hanno paura di esternare il desiderio che gli immigrati muoiano. Farsi un giro sui post relativi ai casi Aquarius e al più recente Diciotti non cambia l’assioma. E che dire di quei personaggi della televisione o addirittura politici che, al contrario, si oppongono al divieto di sbarco? Vengono coperti di insulti. Come nel caso del sindaco di Latina, Damiano Coletta, che ha lanciato un appello per far scendere i migranti.

C’è però anche un’altra fetta di popolazione che, di razzismo, non ne vuole sapere. Sono le centinaia di persone (e tutti i loro sostenitori) che la notte del 24 agosto si sono presentati al porto di Catania con degli arancini, per mostrare la loro solidarietà ai migranti bloccati. Si tratta di manifestanti che, nei giorni a seguire, hanno anche avuto scontri con le forze dell’ordine, trasformando in fatti il forte clima di tensione che si respira oggi in Italia.
Un chiaro esempio di come oggi la discussione sull’immigrazione sia ormai scomparsa: adesso c’è solo la violenza, verbale ma anche fisica, come dimostrano i tanti casi di persone che hanno addirittura sparato con pistole a piombini contro gli ignari migranti nelle vie delle città o nei campi durante il lavoro.
Questo non è confronto politico o scontro ideologico su quanto l’immigrazione sia un bene o un male per il paese. Questi sono solo pregiudizi, spesso conditi dall’ignoranza, che portano le persone a desiderare il male, o addirittura la morte, di un essere umano. Per fortuna, dicevamo, non siamo tutti così.

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