Così riparte l’edilizia: dopo 12 anni di crisi aumentano occupazione, imprese e massa salari

Così riparte l’edilizia: dopo 12 anni di crisi aumentano occupazione, imprese e massa salari

680 454 Jacopo Peruzzo

Gli ecobonus hanno dato la spinta che serviva per rilanciare il settore edile, tanto che aumentano sia l’occupazione che la massa salari, ma al contempo crescono gli incidenti sul lavoro e il dumping contrattuale.
Questo, in sintesi, è quanto emerge dal tredicesimo congresso regionale della Filca Cisl del Lazio, appuntamento in cui è stato analizzato l’intero complesso di fenomeni che ruotano attorno a quel +20% registrato per la media della massa salari delle casse edili nel Lazio nel 2021 rispetto al 2020.
L’analisi del segretario generale Attilio Vallocchia ha messo subito in risalto come questo dato arrivi dopo 12 anni di crisi (dal 2008 al 2020), periodo in cui sono scomparsi oltre 50mila posti di lavoro.

Nuovi occupati e nuove imprese
Ma ora le cose stanno cambiando. Basti pensare che, in un anno, il Lazio ha recuperato 8.134 nuovi occupati di cui 786 a Latina, 712 a Frosinone, 832 a Rieti e 543 a Viterbo. La fetta più grande spetta a Roma, dove sono stati assunti 5.261 lavoratori.
Bene anche le nuove imprese, che sono 1.380 ne Lazio, con Latina al secondo posto: ci sono 123 attività in provincia. A guidare la classifica è Roma, con 948 imprese. Seguono Rieti (117), Frosinone (119) e Viterbo (73).

Masse salari in aumento
In aumento la massa salari in tutte e cinque le province: secondo i dati delle Casse Edili sono circa 591 milioni le ore lavorate nel Lazio, con un aumento pari a 133,5 milioni e con una percentuale in aumento del 20%. Ciò comporta delle riflessioni, perché di fronte alla crescita, «serve una terapia d’urto per il nostro settore che è sempre inquinato da un continuo aumento del dumping contrattuale, stimato nel Lazio al 20 %, meccanismo che mette in pericolo l’intero sistema bilaterale – spiega il segretario – Un altro importante tema è quello dell’inquadramento degli operai edili: quello delle costruzioni è il settore con il più alto tasso di sotto inquadramento in assoluto. Secondo il fondo pensione Prevedi il 65% degli operai è inquadrato al primo livello. Per questo è importante intervenire per affrontare le grandi criticità ed ingiustizie presenti nei cantieri. Un dato preoccupante è che la fuoriuscita di personale del settore in questi anni, ha generato una perdita di manodopera specializzata. Mancano e non si trovano facilmente operai e tecnici specializzati e questo crea un impoverimento nel sistema impresa. Solo per fare un esempio secondo i dati del Centro Studi dell’Ance di Viterbo non si trova il 52% degli addetti alle finiture ed il 60% degli operai specializzati. Di fronte a un’urgenza immediata i tempi di formazione di un tecnico specializzato sono lunghi almeno due anni. Ma anche la ricerca di operai generici trova ostacoli».

Gli altri settori
Il focus del sindacato si estende anche su altri settori delle costruzioni, come per esempio i cementifici, tra cui c’è la Unicalce di Itri, impresa che «ha una grande responsabilità in chiave di impatto sociale ed economico sui territori e la riconversione degli stabilimenti nell’ambito di sostenibilità ambientale, attraverso l’utilizzo di combustibili a minor impatto ambientale, insieme al minor costo delle materie prime, può e deve rappresentare l’investimento per un’occupazione di qualità ed in sicurezza».
C’è poi il settore Laterizi, con poche aziende consistenti sopravvissute alla crisi, tra cui la Prefabbricati Manini di Aprilia. «Anche in questo settore si intravedono i primi segnali di crescita, con gli interventi legati alle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie ed all’ecobonus».

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