Si dice che chi semina raccoglie, solo che questa volta a seminare sono stati in pochi, ma a raccogliere saranno tutti gli italiani. Il germoglio dell’Indice del Divario Generazionale, piantato in provincia di Latina nel 2015, a distanza di sei anni diventa uno strumento che i Governo ha scelto di utilizzare in maniera sistematica. Si tratta di uno studio di cui in provincia si è parlato molto, che ha permesso di scoprire l’esistenza di un’unità di misurazione del divario generazionale, ossia il Generational Divide Index, strumento individuato al tempo dalla Fondazione Bruno Visentini e dal Club di Latina, quest’ultimo promosso da imprenditori, manager, professionisti, professori universitari, ricercatori, associazioni e fondazioni il cui intento è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica locale sull’emergenza generazionale.
Insomma, la ricerca che ha permesso di quantificare le difficoltà che un giovane incontra mentre cerca di raggiungere l’autonomia (rispetto alle generazioni precedenti), ha dato l’input per la recente composizione di un Comitato per la Valutazione dell’Impatto Generazionale delle politiche pubbliche (o CoVIGe), che nella scorsa settimana si è insediato a Palazzo Chigi, su impulso del Dpcm del 3 giugno 2021. Si tratta di uno strumento che si pone l’obiettivo di definire tutti gli indicatori utili a valutare l’impatto generazionale, anche con riferimento ai modelli praticati in altri paesi Europei e agli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma che farà anche proposte al Governo.
Il Comitato è composto da diciassette membri, selezionati tra dirigenti e rappresentanti di pubbliche amministrazioni, professori universitari e in generale da esperti di valutazione e politiche giovanili. Tra loro c’è anche il professore Luciano Monti, condirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini e docente di Politiche dell’Unione Europea alla Luiss Guido Carli di Roma.

Il professore è anche stato una delle due figure di riferimento del progetto durante la sua gestazione a Latina sei anni fa. L’altra è quella di Paolo Marini, vice presidente della Fbv e presidente del Club di Latina, che coordinò la ricerca con Luciano Monti e che, nel 2014, diede l’indicazione al professore e al team di tre ricercatrici di ritirarsi nel Castello Caetani di Sermoneta. All’interno della storica struttura, senza distrazioni esterne, nel giro di alcuni mesi venne individuato l’indicatore, capace di misurare la differenza nelle condizioni di vita fra generazioni, composto da 13 domini, ciascuno dei quali incide con analogo peso specifico sulla costruzione del GDI: mercato del lavoro; abitazione; pensioni; debito pubblico; tasso di partecipazione politica; salute; reddito, ricchezza e welfare familiare; ambiente; capitale umano; credito e risparmio; legalità; ricerca e innovazione; parità di genere.

«Dalla sua nascita, l’indice è stato la base su cui costruire un lavoro di analisi concernente il presente e il futuro delle generazioni italiane che si è concluso con la stesura del primo rapporto sul divario generazionale nel febbraio del 2017, dal nome “Il divario generazionale tra conflitti e solidarietà: generazioni al confronto” – spiega il presidente del Club di Latina, Paolo Marini – Con il secondo rapporto, presentato l’11 dicembre 2018 a Roma presso la Luiss Guido Carli, la Fondazione ha compiuto, su un tema tanto strategico per il futuro del nostro Paese, un ulteriore passo in avanti, con l’elaborazione di un nuovo e più sofisticato “Indice di Divario Generazionale” (il GDI 2.0) e con un’analisi incrociata tra le nuove sfide della digitalizzazione e dell’automazione, e il conseguente ruolo delle nuove generazioni nell’economia digitale dei prossimi anni. Il terzo rapporto 2019 dal titolo “Il Divario generazionale e il reddito di opportunità”, l’ultimo ad essere pubblicato viste le difficoltà nel 2020 dovute all’esplodere della pandemia da Covid-19, presenta l’Indice del Divario Generazionale aggiornato, un’analisi comparata delle esperienze internazionali sul tema, focus territoriali, una mappatura delle misure generazionali presenti nella Legge di bilancio 2019 e un primo modello valutativo sulle misure stesse». Insomma, se oggi esiste uno strumento che sarà capace di far capire quanto è difficile per un giovane costruirsi una vita (e magare agire per risolvere i problemi), bisogna ricordarsi che si tratta (ancora una volta) di un successo tutto pontino.

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