Dovrebbero essere una squadra, e invece sono diventati acerrimi nemici, almeno nei luoghi comuni e salvo qualche rarissima eccezione. Parlo dei musicisti e dei titolari dei club, o pub, o bar o quello che vi pare. È ormai da tempo che chi suona (non per professione, s’intende), punta il dito contro il “localaro”, quello che chiede “quanta gente mi porti” e che non si rende conto che vuole far suonare gratis chi ha speso soldi per studiare, comprare strumenti e si è fatto un “mazzo tanto” per caricare tutto in macchina per una serata (così recitano i meme più famosi).
Ci sta. La musica va sempre e comunque pagata, anche solo per una questione di dignità. E gli artisti emergenti vanno finanziati, visto che per una piccola band o un cantautore di città, non esiste altro modo per farsi conoscere se non fare serate retribuite dove vendere un po’ di merch e qualche disco. Ma la domanda che forse in pochi si pongono è: ma il locale, chi lo finanzia? Parliamoci chiaro, se aprire un live club significasse automaticamente fare una montagna di soldi, i locali aprirebbero a bizzeffe, invece di chiudere uno dopo l’altro. E se anche in questo caso il gestore non pagasse, allora sì che ci sarebbe da essere arrabbiati dalla mattina alla sera.
La verità è che i live club sono sempre vuoti. La verità è che il musicista o il gruppo che pretende di fare una serata a 400 euro, negli stessi locali a cui chiede di suonare non lo si vede mai.
E allora sì che tutto si riduce a “quanta gente mi porti”: se c’è una band che, per amicizie o per validità di contenuti, ti riempie il locale, è più facile che questa suonerà di più e che verrà retribuita. Ripeto: io sono un musicista, suono e pretendo di essere pagato, ma sono anche un ascoltatore. Ai locali ci si va sempre e comunque , non importa se a suonare sia la band famosa di turno o il gruppo sconosciuto proveniente dal borgo più sperduto del mondo. Perché se non siamo musicisti, a dimostrare per primi che la musica live funziona (e parliamoci chiaro, dovrebbe essere un ragionamento a prescindere dagli interessi), quale imprenditore potrebbe mai decidere di aprire un club per fare beneficenza e fare felice qualcuno senza ottenere niente in cambio?
Insomma, io sto col localaro, almeno finché la situazione resterà questa.
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