“Diseducativo”, “emblema di una società malata” e addirittura “nei suoi testi c’è il diavolo”. Una pioggia di commenti negativi, a fronte di una manciata di persone in sua difesa, si sta scatenando contro il “trapper” Sfera Ebbasta, al secolo Gionata Boschetti, 26 anni. Il perché è sotto gli occhi di tutti: durante il suo ultimo live in una discoteca a Corinaldo, in provincia di Ancona, sono morte sei persone, di cui cinque minorenni e la madre di una giovane che aveva accompagnato la figlia al concerto. La tragedia si è consumata dopo l’utilizzo di uno spray urticante al peperoncino, da parte di un ragazzo tra il pubblico, che ha scatenato il putiferio. Tutti sono fuggiti all’esterno della discoteca (sono attualmente in corso le indagini per capire se il locale potesse contenere tutte quelle persone) e la balaustra dell’uscita di sicurezza non ha retto il peso della folla. Ad ogni modo, la cronaca dei fatti è praticamente ovunque, ogni giorno. E intanto è partita una vera e propria caccia alle streghe contro Sfera Ebbasta, accusato per i contenuti dei suoi testi. Hanno ragione: i testi di Sfera Ebbasta non hanno alcun senso e quelle poche parole connesse tra loro hanno sempre a che fare con droga, soldi e “bitches”. Tra “Quanto sei porca dopo una vodka” e “Sciroppo cade basso come l’MD”, Sfera Ebbasta incarna il perfetto stereotipo del trapper. Ma il punto della questione è che Sfera Ebbasta esisteva anche prima della tragedia di Corinaldo. Sul palco di quella stessa discoteca potevano esserci altri nomi della scena della trap: potevano esserci i Dark Polo Gang, Achille Lauro o tanti altri ancora. Eppure, oggi si parla solo di Sfera Ebbasta, come se lui fosse il creatore e l’unico portavoce di un genere musicale che esiste da anni. Perché nessuno parla, così a gran voce, di tutti gli altri trapper, di tutti gli altri contenuti senza senso che trattano di acidi, rolex dorati e “puttane”? La colpa di Sfera Ebbasta, dunque, è quella di essere stato il main event di un concerto che si è trasformato in una tragedia.

Ma c’è un altro aspetto che è emerso da questa vicenda. Infatti, mentre in troppi hanno iniziato a prendere di mira la trap e in particolare Sfera Ebbasta, tanti altri evidenziano come neanche le generazioni precedenti, quella delle rock star o delle icone pop degli anni ’90, ci andavano leggere con i testi diseducativi. E si parla di nomi quali Nirvana, Green Day o addirittura Marylin Manson, sul quale, nel 1999, ricadde la colpa di aver istigato, con la sua musica, due studenti della Columbine High School a massacrare numerosi compagni a colpi di arma da fuoco (cosa che poi fu smentita, perché si scoprì che quei due ragazzi odiavano la musica mainstream). E ora, sul web, è tutto un tam tam di: “Non fate i moralisti che anche ai vostri tempi vi ascoltavate gente che inneggiava all’odio”. Ed è vero che i testi anche negli anni ’90/2000 non erano esempi di virtù, ma non c’è paragone. Era un momento storico diverso, dove si parlava perlopiù di disagio sociale, fatta eccezione di qualche caso isolato. E che dire, allora, di chi ascolta (o ascoltava) i “messaggi sbagliati” di Snoop Dogg o del “Pimp” (pappone) 50 Cent? Nessuno di loro è mai stato al centro di una tragedia. La colpa di Sfera Ebbasta, dunque, non è né quella di fare musica senza senso, né di essere stato il protagonista di un concerto che si è trasformato in una tragedia. Eppure, oggi, si parla più di lui che della discoteca in cui è avvenuto il dramma o della presunta negligenza di chi ha fatto entrare più ragazzi di quanti il locale ne potesse contenere. O del fatto che un minorenne ha avuto facile accesso a uno spray urticante, come fosse un pacchetto di caramelle comprato al tabacchi. E se proprio dobbiamo parlare di musica, iniziamo a chiederci come mai si è arrivati ad avere “artisti” che non hanno niente da dire e perché oggi ai giovani non interessi ascoltare altro. Forse perché veicolare un messaggio oggi fa paura o è diventato noioso. O forse, più semplicemente, perché rende, fa diventare ricchi, fa avere il “cash” e avvicinare le “bitches”. Eppure, nel mare di hit “trap”, così come di tanti altri generi di oggi, c’è ancora qualcuno che resiste, che ha o aveva qualcosa da dire, pur non essendo un santo, ma semplicemente un essere umano. Come il caso di questo ragazzo nel video qui sotto, Cranio Randagio, ex concorrente di X Factor, morto nel 2016 per overdose. Anche lui non è stato protagonista di nessuna tragedia, se non la sua, intima e personale. E di contenuti, ne aveva tanti, forse troppi.
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