
C’è un dubbio che mi attanaglia: come si tifa? Giuro, io le regole del calcio le ho lette e rilette, saprei anche spiegare ad una ragazza la regola del fuorigioco (anche se nel 90 per cento dei casi poi ci finisco io), ma non capisco perché se uno dice di essere di una squadra X, poi gioisce se vince la squadra Y perché così penalizza la squadra Z. …Ok, ok mi sono capito da solo, provo a fare degli esempi pratici.
So che quando si parla di bandiere si diventa tutti eccessivamente sensibili e inclini all’insulto, perciò non chiederò perché un tifoso della Lazio gode se la Juve vince una partita, così la Roma resta indietro in classifica senza curarsi che la propria squadra, quello stesso giorno, ha comunque perso contro il Benevento. E sia chiaro, non sono tifoso. Ma sono curioso di capire perché le dinamiche del tifo spingono a sperare nel peggio per gli altri, piuttosto che il meglio per la propria cerchia e la società che si sostiene.
Ripeto, di calcio capisco lo stretto necessario per giocare una partita se a qualcuno serve un uomo in campo (e anche qui, nel 90 per cento dei casi, finisco in porta), ma mi piace scherzarci su. Mi diverte chiedere agli amici Juventini: “Come è andata la partita della “nazionale arbitri”? E a quelli romanisti: “Perché quest’anno non avete fatto triplete, visto che ad ottobre sembrava avreste vinto tutto?” Stessa univoca risposta: “Tu non capisci niente di calcio, sta zitto”. Ma intanto il laziale a fianco a me ride.
Io, di base, sono solo uno straniero che cerca di integrarsi. Non voglio essere odiato come Calcutta, che è di Latina ma ha scritto una canzone intitolata proprio Frosinone (che per chi non è delle mie parti, è il derby più agguerrito dell’intero pianeta, non provate neanche a contraddirmi). Però è vero, non ci capisco niente, perché quando due tifosi iniziano a parlare veramente di calcio, suonandosele di santa ragione (a parole eh, la violenza né dentro, né fuori gli stadi), vengo catapultato in un mondo dove l’aramaico sarebbe più comprensibile. Ma il succo è sempre quello, ed è forse proprio per la mia (presuntuosa) estraneità al tifo, che sono tra i pochi ad accorgersi che la stragrande maggioranza delle persone dice di essere di una squadra passando però il tempo a screditare le altre. Tutto secondo un rigoroso ordine gerarchico, dalla bandiera che odiano di più a quella che odiano di meno. Tranne gli juventini però, che odiano tutti e che si sentono i più fighi di tutti. Ma questo è un capitolo a parte.
Allora lancio un appello, per me e per chi come me vuole imparare a tifare. Sì, lo so che il tifo è una cosa che o ti senti dentro o è meglio restarne fuori, ma se la Lega ha inventato una scuola per fare politica.
Lascia una risposta